giovedì 10 gennaio 2019

Giulio Cesare varca il fiume Rubicone. Sarà battaglia per Roma

Non erano presenti telecamere, ma i filmati girati da alcuni soldati presenti fanno il giro del mondo. L’audio non è chiaro, il che non toglie nulla alla coinvolgente solennità di quelle immagini riprese nelle prime ore del mattino in un’atmosfera dove la tensione si taglia con il coltello. Cesare esita per un attimo, poi varca il confine politico dell’Italia per una scelta dalla quale non potrà tornare indietro. “Alea iacta est”, “il dado è tratto”, avrebbe mormorato. Non è sicuro dal labiale, ma non stentiamo a crederlo. Il Senato era probabilmente ansioso di liberarsi di una figura scomoda come Cesare, da qui la decisione di inviarlo a pacificare le rivolte nelle Gallie. I ripetuti successi militari da lui accumulati, dopo quelli contro i Germani e i Britanni, non hanno fatto altro che accrescere la sua popolarità. Quante volte sono state riproposte in tv le immagini del grande Vercingetorige che si consegna al vincitore! Oggi il Senato ha dichiarato espressamente guerra a Cesare, stringendosi attorno a Pompeo, proprio colui che nel Triumvirato aveva affiancato Cesare assieme a Crasso. Tre anni fa il Senato ha nominato Pompeo “console sine collega” e ha stabilito che i consoli possono appartenere solo alla fazione pompeiana. L’intento di arginare le ambizioni del vecchio proconsole sono chiarissime. “Dopo la morte ingloriosa di Crasso contro i Parti, per me il patto triumvirale non esiste più” ha dichiarato Cesare “Ma le mie intenzioni di riformare la Repubblica sono più vive che mai”. Ricorderete che egli ha più volte fatto richiesta di venire eletto console anche a distanza da Roma, nell’evidente certezza di poter prendere il potere tornando in patria da libero cittadino. Sebbene Cicerone si sia detto favorevole al compromesso, i senatori non hanno sentito ragioni ed hanno anzi intimato a Cesare di sciogliere le legioni e fare ritorno a Roma come libero cittadino. Da alcune fonti parrebbe che Cesare sia disposto a chiarirsi con Pompeo, ma la nota invidia di quest’ultimo per i suoi trionfi non lascia ben sperare per un’intesa. Lo stato romano ha il suo nemico incasa, in lotta per diventare il suo nuovo padrone.

(10 gennaio 49 A.C.)

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