venerdì 19 ottobre 2018

A Zama scacco matto di Scipione l’Africano

La seconda Guerra Punica è a una svolta, le celebrazioni già impazzano a Roma. Cartagine, il nemico più insidioso per la supremazia romana nel Mediterraneo, si avvia a una probabile capitolazione grazie  alla maestria del romano Publio Cornelio Scipione. Molti siti web dell’Urbe hanno già rinominato l’Africano. Sbarcato in Africa nel 204 A.C., aveva stupito il mondo riportando una vittoria dopo l’altra e perfezionando la strategia dell’accerchiamento. Era inoltre riuscito a portare dalla sua parte Massinissa, il principe numida in esilio, appoggiandolo nella lotta per il trono contro Siface (alleato di Cartagine). Il sinedrio cartaginese si era quindi visto costretto a richiamare Annibale dall’Italia. Sicuri della vittoria, avevano rifiutato il trattato di pace proposto da Scipione, il quale aveva perciò iniziato a devastare la Tunisia. Lo scontro decisivo contro Annibale si è svolto in una località non chiara ma comunque situata nei pressi di Cartagine. Da giovanissimo Scipione aveva salvato la vita a suo padre ferito durante la battaglia del Ticino, in cui il genitore era comandante nel primo confronto aperto contro Annibale. Oggi è stato lui ad infliggere il colpo decisivo. Le modalità e le tattiche del combattimento non sono certe, non abbiamo immagini filmate e le testimonianze discordano. Sappiamo che numericamente i due schieramenti si equivalevano, ma i Romani partivano  qualitativamente avvantaggiati. L’esercito di Annibale era infatti composto in maniera fin troppo eterogenea (celti, liguri, mercenari di varia provenienza) mentre le legioni romane fornite da Massinissa erano un formazione compatta e disciplinata. Non è stata una vittoria facile. Ancora una volta Cartagine di è affidata agli elefanti, ma oramai Roma sa come trattarli. Alte trombe e grida hanno spaventato i pachidermi, che si sono riversati sull’ala sinistra dell’esercito nemico scompaginandola. Il seguito della battaglia si sarebbe svolto all’insegna di equilibri precari e delicati tra le forze in campo. Annibale ha saputo far valere la superiorità numerica, ma la voglia di riscatto da parte  romana ha trionfato. Annibale sarebbe riuscito a fuggire, tuttavia le perdite cartaginesi ammonterebbero a 24.000 unità contro 1.500 perdite romane. Delenda Carthago, la realizzazione di quel proposito è a portata di mano

(19 ottobre 202 A.C.)

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