Un semplice sms “Done!”, “Fatto!”, ha dato inizio ai festeggiamenti in tutto il paese. Due linee si uniscono a formare la First Transcontinental Railroad, orgoglio degli USA e futura fonte di sviluppo economico. D’accordo, nonostante il nome, si potrebbe obiettare che si tratti della prima opera di questo genere. In America c’era già la Panama Railway, ma lì parliamo di 77 km di lunghezza, coprendo ovviamente il punto più stretto del continente. Quella che è stata completata oggi, oltre 1.000 km dalla California al Pacifico, è un’impresa titanica compiuta con destrezza e rapidità ammirevoli. A partire dal Pacific Railroad Act (1862) approvato dal congresso sotto la presidenza Lincoln, si è passati attraverso revisioni, contestazioni, compromessi politici. Il progetto ha preso forma in mano a due giovani società: la Union Pacific per il tragitto da Omaha (Nebraska), la Central Pacific per quello da Sacramento (California) col proposito di congiungersi in un punto non precisato al centro del paese. Molta la manodopera a basso costo utilizzata, veterani della Guerra di Secessione e parecchi stranieri (cinesi anzitutto ma anche irlandesi, italiani, polacchi tedeschi). Un opera pionieristica all’insegna del rischio, come ci ha testimoniato uno degli operai “In Sierra Nevada non credevamo di farcela. Gallerie e viadotti da costruire sugli strapiombi, non sa quanti compagni ci hanno rimesso la pelle. E non avevamo scavatrici meccaniche o roba simile”. Avete fatto tutto a mano? “Si”. Una spinta a velocizzare il lavoro da parte delle due società riguardava il portafogli più che il patriottismo o la competizione. Lo stato ha assicurato abbondanti incentivi a chi avesse terminato per primo, e si teme che la qualità ne possa risentire (8 miglia di binari posizionati giornalmente nelle ultime fasi!). Oggi le sospirate “nozze dei binari”, la riunione dei due tronchi, è avvenuta a Promontori Point nello Utah. Diverranno un soffuso ricordo gli interminabili viaggi dei pionieri.(10 maggio 1869)
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