La borghesia cubana, insofferente verso il dominio spagnolo, è stata accontentata. O quasi. Anni di battaglie, delle quali si possono raccogliere i frutti. Trattasi però di frutti da sapore amarognolo, come ha sottolineato un utente di origine cubana sul nostro forum. In molti telegiornali erano state divulgate le immagini delle due grandi insurrezioni popolari, la guerra dei dieci anni e la “piccola guerra” di un solo anno tra il 1879 e il 1880. Da quei conflitti gli spagnoli erano usciti da perdenti, messi con le spalle al muro dagli indipendentisti cubani. Oggi sui social cubani si mescolano messaggi sarcastici e amichevoli verso la nazione che ha dato il colpo di grazia agli occupanti: il grande vicino zio Sam. Quando gli USA hanno dato inizio alle cosiddetta guerra ispano-americana, col pretesto di un presunto affondamento di un loro incrociatore ancorato alla baia dell’Avana, hanno spianato la strada alla liberazione dell’isola. La Spagna ebbe la peggio in soli quattro mesi, e fu costretta a cedere come risarcimento Guam, Portorico e Filippine. Ne seguì una occupazione militare di Cuba che fu però solo transitoria, perché osteggiata sia dagli indipendentisti sia dall’opinione pubblica statunitense (ricordate gli spot dell’associazione Cuba Libre sulla tv americana?). Sebbene la Costituzione sia stata approvata già nel 1901, e qui nascono le polemiche più recenti, gli USA imposero come condizione per lasciare Cuba l’approvazione dell’Emendamento Platt. Tra le varie imposizioni il governo deve mantenere in vigore le leggi emanate durante l’occupazione, non firmare trattati con paesi che mettano a repentaglio l’indipendenza dell’isola, consentire agli USA l’intervento in caso fosse in pericolo l’indipendenza di Cuba o i diritti umani. Sono stati inoltre ceduti due insediamenti e il territorio di Guantanamo. Adesso la fine dell’occupazione militare assume un senso relativo. “Siamo diventati un protettorato, cosa cambia?” ci dice un giovane indipendentista “Se sperano nel nostro silenzio, hanno fatto male i conti”. Lo conferma l’elezione del presidente Tomas Estrada Palma, uomo di fiducia, che lascerà mano libera agli investitori nordamericani.
(20 maggio 1902)
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