Roma ha alla fine proclamato il suo nuovo Imperatore, ma la situazione è tutt’altro che appianata. Il nome completo del vincitore, perché da trionfo militare nasce la proclamazione, è Lucio Settimio Severo Augusto. Nasce il 146 D.C. nella florida città nordafricana di Leptis Magna, e proviene da una ricca e importante famiglia appartenente all’ordine equestre. Il padre ha origini puniche e berbere, mentre la madre proviene dalla romana gens Fulvia. Giunto a Roma diciottenne, è stato dapprima ammesso al senato grazie all’influenza di suo zio Gaio Settimio Severo, dando inizio ad una brillante e inarrestabile carriera amministrativa. Avvocato del Fisco, tribuno militare, questore, legato proconsolare in Africa, tribuno della plebe, fino alle cariche di propretore in Spagna nel 178 e pochi anni dopo governatore della Gallia Lugdunense e della Sicilia. Dopo avere ottenuto il consolato nel 190, l’anno seguente ha quindi tenuto per il discusso imperatore Commodo il governatorato della Pannonia Superiore. La lotta per il potere si è aperta con l’assassinio dello stesso Commodo il 31 Dicembre del 192. Il Senato mise sul trono Pertinace, valente generale molto vicino all’indimenticato “imperatore filosofo” Marco Aurelio. Ma Pertinace, nel suo genuino desiderio di riforme, è rimasto schiacciato sotto le pressanti e rapaci pretese economiche della nobiltà e della guardia pretoriana. Anche lui ucciso, dopo un breve regno. A quel punto i pretoriani hanno letteralmente messo il trono all’asta, assegnandolo a chi paga di più: il senatore Didio Giuliano. Questa ingiustizia ha portato alla reazione militare di altri pretendenti al trono, tra i quali il governatore della Britannia Clodio Albino e il governatore della Siria Piscennio Nigro che, conquistata Bisanzio, stava per entrare in Tracia. Lo ha invece preceduto Severo, invadendo L’Italia con nove legioni. Una volta giustiziato Giuliano (il video dell’esecuzione circola ancora in rete) si è fatto proclamare imperatore. “Ora cadranno le teste di Nigro, Albino, e chiunque altro metta in discussione la legittimità del mio potere” ha dichiarato al microfono il neo-imperatore. Una nuova guerra civile sta per insanguinare l’impero.
(09 aprile 193)
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