“Fuori gli austriaci, ora la finiremo!” dichiara una signora per le strade milanesi. Questo turbolento anno 1848 sembra destinato a rimanere nella storia, la lotta per la libertà prosegue. E il capoluogo lombardo sembra destinato ad esserne pienamente coinvolto. Le avvisaglie erano chiare da tempo. Già la rivolta di Palermo del 12 Gennaio aveva spinto re Ferdinando II a concedere la costituzione, cui era seguita la concessione dello Statuto Albertino nel Regno di Saregna. Quando anche altre aree della penisola, come lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana (ma anche all’estero, ricordiamo Vienna e Berlino), hanno ottenuto un allargamento dei diritti civili, ecco salire le speranze per una maggiore autonomia del Lombardo-Veneto dal giogo austriaco. Per tutta risposta era stata varata l’indegna Legge Stataria, vale a dire la fine dei diritti degli imputati ai processi. Dopo le rivolte di Vienna, che avevano portato a un’altra vittoria costituzionale, si era diffusa la notizia delle dimissioni di Metternich, portando ad una manifestazione pacifica davanti alla casa del governatore. Le richieste? “Libertà di stampa e basta con le leggi che ci strangolano, anzitutto” ci avevano detto alcuni manifestanti. Ora però l’aspetto pacifico è andato in fumo. La manifestazione si è trasformata in assalto rivoltoso in piena regola, e barricate si stanno già formando in diverse zone di Milano. Josef Radetzky, l’assai impopolare comandante delle truppe austriache, si è asserragliato nel Castello Sforzesco con 8.000 uomini sarebbe deciso a vendere cara la pelle. Ha infatti il controllo di caserme ed edifici pubblici, il che gli consente di isolare dall’esterno la città e potrà presto contare su abbondanti rinforzi. Ciò nulla toglie alla determinazione dei rivoltosi. La storia è ancora tutta da scrivere.
(18 marzo 1848)
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