Un colpaccio o un atto scellerato? Bisognerebbe chiederlo al vero responsabile di questo “affare” dalle titaniche proporzioni geografiche, ovvero il segretario di stato USA William H. Seward. Stipulando con l’Impero Russo un’accordo che ha preso il nome di Alaska Purchase, ha portato il suo paese ad acquistare la terra denominata Alaska al prezzo relativamente stracciato di 7 milioni e duecentomila dollari (in sostanza poco più di 4 dollari per km quadrato). Per molti cittadini americani si tratta di una scelta ridicola, in quanto tale immenso territorio (1.600.000 km quadrati!) è considerato spoglio ed inutile. Ci sono però motivazioni consistenti a muovere entrambe la parti. La corte russa versa da tempo in palesi difficoltà economiche e, di fronte alla prospettiva di passare l’Alaska al Canada – leggi: all’ingombrante Impero Britannico - lo zar Nicola II ha considerato gli Stati Uniti un’acquirente più desiderabile. Del resto, la colonizzazione dell’area era in perenne fase di stasi (appena 2.500 russi residenti), dunque perché non approfittarne? Dal canto loro gli Stati Uniti hanno evitato il rafforzamento territoriale di una colonia appartenente all’Inghilterra, che nella da poco conclusa guerra di secessione si è schierata coi confederati, accordandosi con un paese considerato un più affidabile alleato. Ma soprattutto la Russia ha messo in chiaro di non avere ambizioni coloniali sul territorio americano. Per dovere di cronaca, il Senato ha dato via libera all’acquisto con 37 voti favorevoli e 2 contrari. Partecipate al nostro sondaggio “che ne fareste dell’Alaska se ve la regalassero?”.
(30 marzo 1867)
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