I social sono intasati da messaggi di odio. “Il solo indiano buono è quello morto”, “risponderemo al sangue col sangue” sono tra le frasi più riportabili. La strage compiuta a Jamestown, che dal 1607 costituiva una delle prime colonie inglesi di successo nel Nord America, segnerà di certo il destino del continente. 347 persone, anche donne e bambini, massacrati da una serie di attacchi sferrati dai nativi della Confederazione Powhatan guidati dal capo Opecanchanough. Ad esserne colpito non è stato tanto l’insediamento principale, in quanto i coloni residenti sono stati avvertiti in tempo dell’assalto e hanno così organizzato in tempo la difesa. Non altrettanto le molte piccole comunità che di Jamestown costituivano gli avamposti, situati su entrambe le sponde del fiume James. E’ ancora vivo il ricordo della guerra anglo-powhatan svoltasi tra il 1610 e il 1614, e in particolare l’avvenimento che aveva posto fine al conflitto: il matrimonio tra il colono John Rolfe e la “principessa” (usiamo questo temine in senso largo) Pocahontas. L’evento, per alcuni quasi una favola, aveva dato inizio a un periodo di pace tra i due popoli. Come mai Opechanchanough (speriamo di scrivere il nome correttamente) ha preso questa scellerata decisione? “L’uccisione del mio consigliere mi ha aperto gli occhi. Sapevo bene che tra noi e i bianchi nessun rapporto era possibile. Ora capiranno la nostra forza e ci rispetteranno”. Tuttavia, considerata la mentalità degli inglesi, possiamo aspettarci una catena di ripercussioni brutali. Per il bene di entrambi gli schieramenti, speriamo prevalga il buon senso.
(22 marzo 1622)
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